Censura in Medio Oriente: il Bahrain promette di cacciare i dissidenti sui social media

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Il Bahrein ha già ceduto alla dittatura in stile tecnocrazia in cui è evidente l'intolleranza per qualsiasi anti-establishment. Questo è lo stesso modello visto in Cina, Turchia, Egitto e Arabia Saudita, tra gli altri. Utilizzando i dati dei social media, ora è facile identificare e isolare i "trasgressori". ⁃ TN Editor

Domenica le autorità del Bahrein hanno annunciato che avrebbero preso "misure severe" per rintracciare i dissidenti che usano i social media, mentre la monarchia del Golfo stringe la presa sull'opposizione politica.

I siti di social network, in particolare Twitter, sono un'importante piattaforma per attivisti per i diritti nel piccolo regno, che secondo Amnesty International ha spogliato centinaia di dissidenti di cittadinanza in casi che non sono riusciti a soddisfare gli standard di un processo equo.

Il ministro dell'Interno Sheikh Rashid bin Abdullah al-Khalifa ha affermato che il governo sta adottando "misure severe per far fronte a un caos senza precedenti con account di social media dirompenti", in una dichiarazione pubblicata dall'agenzia ufficiale di stampa del Bahrain.

Il ministro non ha individuato alcun conto ma ha detto che alcuni sono stati segnalati dalle autorità per “aver diffuso voci maligne che colpiscono il cuore del tessuto sociale e della pace civile”.

"Non siamo lontani dal rintracciare coloro che stanno dietro a questo e intraprendere azioni legali contro di loro", ha detto Khalifa, aggiungendo che, se necessario, potrebbe essere approvata una nuova legislazione.

Le autorità del Bahrein governato dai sunniti, un piccolo regno a maggioranza sciita strategicamente situato tra l'Arabia Saudita e l'Iran rivali, hanno incarcerato dozzine di attivisti e sciolto gruppi di opposizione sia religiosi che secolari da quando sono scoppiate le proteste democratiche a 2011.

Il governo ha accusato le autorità iraniane di appoggiare il movimento di protesta nel tentativo di rovesciarlo. Teheran nega il coinvolgimento.

L'attivista bahreiniano Nabeel Rajab, una delle figure di spicco nelle proteste, è stato dietro le sbarre da 2015 per i tweet critici sull'intervento a guida saudita in Yemen.

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